Il nuovo miracolo di Christo: la turistificazione del Lago d’Iseo e la moltiplicazione dei profitti.

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L’installazione The Floating Piers, conosciuta come “La passerella di Christo” |Foto: André Grossmann

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Giuseppe Aricó (OACU) e Rocco Monella (Ricercatore indipendente)

Da qualche settimana il Lago d’Iseo, in Lombardia, è passato da una notorietà limitata agli ambienti provinciali prealpini, a una delle località sotto i riflettori dei grandi media internazionali. Tutto ciò è stato possibile grazie al mega-progetto The Floating Piers (in italiano, “i moli galleggianti”), opera dell’artista statunitense di origini bulgare Christo Vladimirov Javacheff – in arte Christo – e che consiste nell’installazione di una passerella pedonale distesa sulle acque per circa 4 chilometri, la quale consente al visitatore camminare letteralmente in mezzo al lago.

La passerella, che gode da giorni dell’attenzione dei media e vede centinaia di migliaia di persone sfidare il caldo e le lunghe attese per percorrerla, attraversa il lago lungo il tratto più breve, che dalla località Sulzano porta al comune di Monteisola e quindi fino all’isololotto di San Paolo, di proprietà della famiglia Beretta, tra i principali produttori di armi a livello mondiale. Nonostante le larghe code, numerosi visitatori intasano la regione lacustre, tra il Bergamasco e il Bresciano, praticamente blindata e inaccessibile ai non residenti con mezzi propri. Solo autobus, navette o treni organizzati permettono di accedere alle località costiere da cui partire per raggiungere, in diversi modi, la passerella.

Ebbene, sul suo valore dal punto di vista artistico non è interessante dilungarsi: ognuno ha il suo gusto e senso dell’arte. Più utile sembrerebbe invece una riflessione sul significato economico, e quindi politico, dell’installazione artistica, soprattutto alla luce delle osservazioni che, da più parti e con più o meno spirito critico, si sono sollevate in questi ultimi giorni. Nonostante lo stesso Christo si sia più volte preoccupato di precisare che tutte le componenti della passarella rispettano l’impatto ambientale, la petulanza con la quale l’artista prometteva messianicamente (ci si permetta la assonanza) di farci “camminare sulle acque”, evidenzierebbe secondo molti osservatori come, data la dimensione e le infrastrutture della regione, il flusso di persone non sia sopportabile – né tantomeno sostenibile – a livello non solo ambientale, ma soprattutto umano.

In coda sotto il sole, molte persone sono colte da malore e, spesso, la stanchezza e lo stress arrivano a produrre irascibilità e perdita di lucidità tra gli impazienti visitatori. Appena qualche giorno fa, sul principale e filoclericale quotidiano bergamasco, L’Eco di Bergamo, un volontario della Croce Rossa criticava senza mezzi termini la mancanza di “buon senso” che secondo lui caratterizzava i numerosissimi visitatori dell’opera, nei confronti della quale – nonostante tutto – non si mostrava ideologicamente contrario:

«Eccomi, reduce della passerella di Christo! Sono un volontario che opera sulle ambulanze, sono approdato come tanti altri colleghi giunti da mezza Lombardia per dare una mano e per stringerne tante. Non mi ricordo più quanti interventi di soccorso ho fatto, quante pressioni ho provato, quante informazioni abbiamo dato, una tra le più divertenti è stata quella di sapere se da Monte Isola c’era possibilità di andare in bus a Iseo. “No, signore con panama a fascia blu, mi dispiace: può chiedere a chiunque, ma le assicuro che non è davvero possibile!”. […] Persone colte da malore tutte rigorosamente senza cappello, bambini di un paio di mesi in braccio a sciagurati papà sotto il sole e mamme assenti, intente a cercare la posa da “postare”, nonne a un passo dalla Pax che crollavano dopo poche centinaia di metri, uomini e donne con occhialini nasali e bombola dell’ossigeno a tracolla, ambo i sessi operati da poco al cuore e con pacemaker e cerotti in bella vista, altri reduci da ictus recenti, protesi d’anca e traumi vari».

Gran afluencia de visitantes en la “Pasarela de Christo” | Foto: http://www.ecodibergamo.it/
Alta affluenza di  visitatori sulla passerella | Foto: http://www.ecodibergamo.it/

Ed è così che purtroppo, lo scorso sabato 25 giugno, si è consumata la tragedia: una ragazza di 27 anni è morta, dopo essere caduta in acqua a seguito di un malore, nonostante i soccorsi siano molto rapidi, in una situazione tanto delirante. Decine sono gli individui svenuti ogni giorno, le persone da soccorrere, così come decine e decine sono le liti tra le persone in attesa del proprio turno per salire sulla passerella o per prendere una navetta che consenta di uscire dalla zona rossa. Decine, quindi, le forze dell’ordine, giunte da numerose località lombarde dal momento che paesi come Monte Isola, Iseo e Sulzano non dispongono delle forze necessarie per gestire il passaggio quotidiano di decine di migliaia di persone, contando meno di 14000 abitanti in tre.

Inoltre, come dichiarava lo stesso volontario della Croce Rossa, le persone di passaggio mangiano, bevono, producono immondizia, necessitano di servizi igenici e cestini, i primi impraticabili e i secondi praticamente inesistenti. Rispetto alle prime due funzioni, quelle che garantiscono facili profitti, risultano profondamente significative le parole del volontario. Da esse emerge come gli esercenti della zona, in sostanza, abbiano tratto grossi vantaggi da questo improvviso e sproporzionato processo di turistificazione del lago. Di fatti, l’impatto di tale processo ha certamente giovato a molti piccoli e grandi commercianti, alcuni dei quali avrebberro addirittura aprofittato dell’occasione per speculare in modo chiaramente truffaldino:

«Nei rari momenti di tregua cerchi di vivere anche tu quello per cui in migliaia invadono Monte Isola: ma l’occhio vede anche altro. Vendere una bottiglietta piccola di acqua a 2 euro, e anche a 2,5 euro, è vergognoso e senza un minimo di etica commerciale. Mi sono informato: il costo per l’esercente è di circa 10-12 centesimi a bottiglietta, in base al numero dei pezzi, e magari anche meno. Monte Isola non ci fa una bella figura! E poi: panini con una misera porzione di salamella a 4 euro l’uno… Tutto questo non lascia ricordi positivi. Ma c’è anche la forneria che termina le brioche alle 8 del mattino, spiegandoti: “Sa, non ci aspettavamo tanta gente”. Quando bastava il primo giorno per capirlo».

Invece, per quanto riguarda le altre due funzioni, ossia lo smaltimento dell’immondizia o la provvisione dei servizi igienici, le spese sono ovviamente a carico del pubblico, così come a carico del pubblico sono i costi legati alla logistica, a gran parte del personale di controllo, alle forze dell’ordine, ai trasporti, ecc. Un inciso: il disegno, la elaborazione e l’installazione del mega-progetto, che sommano un totale pari a 15 milioni di euro, sarebbero stati interamente finanziati dallo stesso Christo, e perciò a costo zero per le aministrazioni locali.

In altre parole, l’evento è stato un grande esempio di quella vecchia ma ancora tanto in voga pratica che vuole privatizzati i profitti e socializzate le perdite. Niente di nuovo si direbbe, però colpisce che centinaia di migliaia di persone non si preoccupino di tali questioni, così come sbalordisce il fatto che nessuna voce critica si sia levata contro una serie di fenomeni ancora più allarmanti. Forse sarebbe il caso di riconsiderare la vera finalità di questa grande installazione alla luce delle riflessioni avanzate dall’economista spagnolo José Manuel Naredo sulla “natura perversa e meramente estrattiva dei mega-progetti”:

«Credere che l’attività economica si regga sulla produzione e il mercato induce a presupporre, innanzi tutto, che questa aspiri a fini utilitari buoni già di per sé, e a coprire domande insoddisfatte. Presuppone anche che le imprese lavorino per fabbricare e vendere beni e servizi socialmente utili. La gente non intende che è proprio questa l’ideologia economica dominante della produzione e del mercato, dietro la quale si nasconde la natura puramente estrattiva dei mega-progetti e la gestione unicamente strumentale delle imprese che collaborano a tal fine. In effetti, l’obiettivo di produrre beni e servizi, o di coprire domande insoddisfatte, smette di essere la finalità del mega-progetto per convertirsi nel pretesto che giustifica il medesimo, occultando la sua reale finalità, ovvero: il ladrocinio diretto, in alcune delle sue fasi di sviluppo, associato all’ottenimento di concessioni edilizie, di riqualificazioni di terreni e/o alla gestione di voluminosi fondi forniti o agevolati dallo Stato o suffragati da grandi collettivi di azionisti, utenti o contribuenti. In realtà, sotto l’egida ideologica della produzione, si nasconde un gioco a somma zero, nel quale il lucro e il plusvalore ottenuto da parte di alcuni finisce per essere pagato da altri».

Da questo punto di vista, la sola presenza di un’opera artistica – ovvero qualcosa contro cui nessuno avrebbe il coraggio di opporsi perché significherebbe contrastare ciò che la società feticizza in termini di “Arte” o “Cultura”, con le maiuscole – è esattamente il pretesto che giustifica e consente, in tempi più o meno brevi, la potenziale rivalorizzazione dell’intorno lacustre a beneficio degli interessi privati di diversi settori del capitale immobiliare, turistico, alberghiero, ecc.

Nel caso specifico della passerella di Christo, il metodo estrattivo, considerato apparentemente esente di rischi soprattutto da parte delle amministrazioni locali, è molto più semplice di quanto possa sembrare. Esso consisterebbe nell’attrarre ingenti porzioni di visitatori per transformarli, letteralmente, in consumatori – più che in utenti – di uno “spazio pubblico” che, propio per la presenza dell’Arte, si presume dotato di una maggiore qualità ed esclusività. Uno spazio pubblico sostanzialmente etereo e armonico, per il quale i visitatori ambulerrebbero spensierati all’insegna di una immaginata uguaglianza di classe e, soprattutto, guidati dalla stessa libertà che caratterizza le attuali leggi di mercato.

El islote de San Paolo, propiedad de la familia Beretta | Foto: Marcello Bertorello
L’isolotto di San Paolo, di propietà della famiglia Beretta | Foto: Marcello Bertorello

Come dichiarava lo stesso Christo durante la presentazione del mega-progetto, celebrata lo scorso aprile al Maxxi di Roma, i visitatori potranno “percorrere in totale libertà il pontile, nella sua intera lunghezza, senza limitazioni, perchè non ci sarà un solo accesso vincolato o una direzione da seguire”. Basterebbe pensare che, nonostante le difficili procedure burocratiche e gli innumerevoli permessi richiesti, l’isolotto dell’armatore Beretta –irragiungibile per i comuni mortali – è stato finalmente incluso come parte integrante dell’installazione e convertito, strategicamente, nel principale punto di attrazione di tutta l’opera.  Un dettaglio da non sottovalutare, considerando la pubblicità indiretta che l’installazione artistica ha offerto alla grande compagnia di armi.

Non è casuale, inoltre, che molti esercenti e numerosi costruttori edili della zona – più o meno speculatori – auspichino che l’esperienza si traduca in grossi affari, contando su un’impennata del “turismo di qualità”, catapultato dalle città già turistificate come le vicine Milano e, in particolare, Venezia. Di fatti, il recente e massiccio arrivo di un numero incontrollabile di visitatori, di famosi vip e miliardari internazionali desiderosi di costruire ville sui colli intorno al lago, così come la rapida proiezione a scala globale della passerella, sarebbero solo alcuni inequivocabili sintomi di un demenziale e inarrestabile processo di mutazione socio-spaziale del territorio.

El actor estadunidense Willem Dafoe con su lancha rápida por el Lago de Iseo | Foto: San Marco
L’attore statunitense Willem Dafoe nel Lago d’Iseo con il suo motoscafo | Foto: San Marco

Si tratta, probabilmente, di un processo momentaneamente silenzioso, quasi indolore, omeopatico diremmo, ma allo stesso tempo profondamente violento. Un processo intrinsecamente determinato da una larga serie di dinamiche socio-economiche a carattere globale, che però si riproducono localmente, rischiando di imporsi sul territorio lacustre e spazzando via tutto quanto ci si trova in questo momento: dalle aree boschive, alle locande dei pescatori, ai circoli locali e, molto più presto di quanto si possa immaginare, ai vecchi abitanti di Sulzano, Iseo e Monte Isola.

Nessuna nostalgia abita chi scrive: semplicemente alla luce dei tempi che corrono e delle premesse che nella gestione della passerella trovano riscontro, pare improbabile che il tutto venga gestito in modo tale da generare un indotto veramente rilevante per le comunità locali e capace di restituire al pubblico quel che il pubblico ci perde, dovendo fornire supporti e infrastrutture. Però sará solo a partire dalla prossima settimana, ovvero una volta smantellata l’installazione, che potremmo realmente cominciare a comprendere quanti e quali siano stati e saranno i reali beneficiari di questo grande nuovo “miracolo” di Christo. Un miracolo che, in fin dei conti, turistificando l’intorno e moltiplicando i profitti, pretende unicamente di convertire un territorio già di per sé esclusivo – e pertanto escludente – in un nuovo “spazio pubblico di qualità”, devotamente consacrato al turismo di massa, all’ozio e al consumo visuale.